Traduzione

mercoledì 14 marzo 2012

La leggenda del pianista sull'oceano


Ho cominciato a 9 e smesso a 15 anni.
E da allora non avevo più voluto toccare un tasto.
Avevo sviluppato una vera e propria avversione, credo determinata dal clima burrascoso del periodo in cui avevo deciso di smettere di studiare musica.
In piena adolescenza, con gli ormoni in subbuglio, il matrimonio dei miei genitori al tracollo e poca, pochissima voglia di applicarmi, il che comprometteva ovviamente la buona riuscita dei pezzi che mi venivano assegnati.
“È dotata, ma ha poca voglia”.
Verissimo.
E forse non ero neanche così dotata.
Comunque vent’anni di silenzio, letteralmente.
E poi l’anno scorso vedevo te che ogni tanto chiedevi di sederti sullo sgabello e pigiavi forte sui tasti, estasiata dal suono che emetteva quella grande scatola color avorio nella nostra sala, e mi è presa la voglia di verificare se anche il pianoforte è come la bicicletta.
Una volta imparato….



L’impatto è stato terribile.
Le mie dita non si muovevano, non riuscivano a tenere il tempo con loro stesse nel maldestro tentativo di accennare anche ai brani più semplici.
L’effetto poi era drammatico, alcuni tasti facevano “tleng”, come un clavicembalo, e uno di loro addirittura non emetteva più alcun suono.
Troppo tempo senza cure.
Ho chiamato un accordatore, mentre nel frattempo tentavo di imparare la colonna sonora del film “Lezioni di piano” suonandola tutta due ottave sopra perché al centro della tastiera il suono era spaventoso.
Ma alla fine tutto si è assestato.
Ora il suono è un po’ calante, ma alla prossima accordatura dovrebbe andare a posto.
L’accordatore mi h detto di farlo suonare tanto anche a te prima del suo ritorno, perché, ha detto, “ne ha bisogno”.
Ha bisogno di essere suonato, non importa cosa e come.
Quindi puoi dare il tuo contributo, e mi pare tu sia ben felice di farlo.


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